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Versione del 7 lug 2005 alle 16:05 di Mesfet (discussione | contributi) (Risposte ricevute)

NO alla brevettabilità del software

E come sappiamo... la battaglia per ora è stata vinta, oggi 6 Luglio 2005

Proposta di servizio inviata a Noveinpunto (trasmissione di radio24)

Gent.ma redazione di Noveinpunto,

volevo segnalarvi un tema caldo in questi tempi, riguardante nello specifico le imprese e le associazioni che si occupano di software in Europa, ma che di riflesso coinvolge pesantemente tutti gli ambiti della vita moderna.

Da alcuni anni, la Commissione Europea intende approvare una legge sulla brevettabilità del software, ora coperto, sottoforma di codice, dalla normativa sul diritto d'autore, similmente a quanto accade negli Stati Uniti. La votazione finale della Direttiva avverrà il 5 o 7 luglio.

Questo atto andrebbe ad instaurare de facto un rafforzamento della posizione dominante delle major del software, creando un molopolio o un oligopolio. Tutto ciò non appare nemmeno in linea con le azioni precedentemente intraprese in passato a livello comunitario dal commissario monti nel caso Microsoft.

Mentre con il diritto d'autore si tutela il codice del programma, con un brevetto si potrà estendere tale tutela anche ad una mera idea - come ad esempio l'idea di un cavatappi. Sono già stati richiesti i brevetti per idee, che tali non sarebbero, quali il click del mouse per svolgere un'azione, oppure l'operatore di diseguaglianza nel codice sorgente, e altre idee che vengono utilizzate oggi praticamente in tutti i software in circolazione.

Secondo la legge italiana sui brevetti per invenzione e la Convenzione sul Brevetto Europeo, per essere suscettibile di brevetto, un prodotto o metodo di produzione dovrebbe soddisfare alcuni requisiti principali, tra i quali quello di industrialità, novità, creatività e sufficienza di descrizione. È pacifico notare come “idee” banalissime, a volte appartenenti a concetti informatici comuni, utilizzati già da un ventennio e oltre, non posseggano alcuni di tali requisiti.

Inoltre, la proposta di legge in questione non chiarisce in modo puntuale cosa si potrà o non si potrà brevettare di fronte a del software; questo sarà un tallone d'Achille che le multinazionali potrebbero sfruttare a loro vantaggio, brevettando tutto il possibile. Quello che è brevettabile, infatti, secondo la direttiva Ue, dovrebbe diventare la "Computer implemented Invention", cioè l'invenzione che utilizza il computer. Una terminologia estremamente generica che lascia spazi interpretativi enormi e che invece, vista la strategicità del problema, dovrebbe colmare.

Al fine di affermare la propria posizione dominante, le major del settore - che, è bene ricordare, sono per la maggior parte non europee - avranno la possibilità di registrare brevetti per coprire tutti gli ambiti dello sviluppo del software, determinando la paralisi morte delle piccole e medie imprese europee, che sono la maggioranza. Queste spesso non dispongono di mezzi economici sufficienti per accedere alle protezioni brevettuali, o per pagare royalties su idee coperte, o dover ulteriormente analizzare il codice prodotto, verificando la NON violazione dei brevetti registrati.

Per dimostrare l'effettiva contraddittorietà della riforma, c'è chi utilizza un paragone con la Musica. È come se un giorno fosse possibile brevettate scale, note, accordi. Se venisse brevettata la Scala Pentatonica, improvvisamente buona parte della musica blues e parte della classica violerebbe tale brevetto, e tutti gli autori dovrebbero improvvisamente pagare royalties.

Questa tendenza quindi ucciderebbe la reale creatività umana, proteggendo soltanto chi detiene il potere economico, che con questa abile mossa potrebbe meglio controllare ogni forma di invenzione, creando de facto una elevata litigiosità nei tribunali. Ne è una dimostrazione quello che sta succedendo negli Stati Uniti, dove è in vigore una normativa simile a quella che si sta per approvare qui. Una riforma di questa portata, scritta in modo palesemente lacunoso, non porterebbe quindi chiarezza ma soltanto problemi collaterali di ordine non indifferente.

Questa direttiva, se verrà approvata, sarà quindi uno scacco al software libero e a quello commerciale creato dalle piccole/medie imprese, il tutto a vantaggio dei grossi colossi informatici statunitensi.

Nel caso in cui possa interessarvi questo tema (e me lo auguro, dal momento che considero la vostra trasmissione molto autorevole e seguita da aziende e politici), mi riterrei disposto a fornirvi maggiori informazioni in merito e magari rintracciare qualche personaggio di spicco che possa essere intervistato.

Per il comitato contro i brevetti, che abbraccia trasversalmente diversi partiti politici Italiani, come AN, Verdi, DS, Radicali, si rinvia a titolo esemplificativo

http://web.fiorellocortiana.it/html/

Per un parere tecnico-giuridico, al di fuori di qualsiasi corrente politica, si segnala il sito dell'Avv. Andrea Monti, http://www.andreamonti.net/ : entrambi da anni propongono a piu' livelli l'adottabilità del software libero nella Pubblica Amministrazione.

Allego alla presente il collegamento ad una lettera di appello che e' stata spedita ad alcuni parlamentari: http://www.italy.fsfeurope.org/projects/swpat/appello-it-mep.pdf

Ringraziandovi, e rimanendo a disposizione per ulteriori informazioni, porgo distinti saluti.

Riferimenti


Mail inviata agli europarlamentari

Introduzione: io direi di eliminare qualsiasi riferimento a MS e al software open source. Per essere presa in considerazione, deve secondo me essere il più possibile oggettiva e il meno possibile enfatica e faziosa. Altrimenti uno la prende per lettera fanatica e la bolla subito.


Subject: No alla brevettabilità del software

Gent.mo On. $FIELD1,

nei prossimi giorni si svolgerà una votazione riguardante la brevettabilità del software.

Vorrei farle sapere, sinteticamente e lontano da qualsiasi integralismo, quali problemi potrebbe causare l'approvazione di tale atto, che andrebbe ad instaurare de facto un rafforzamento della posizione dominante delle major del software, creando un molopolio o un oligopolio. Tutto ciò non appare nemmeno in linea con le azioni precedentemente intraprese in passato a livello comunitario dal commissario monti nel caso Microsoft.

Con il diritto d'autore si tutela il codice del programma, mentre con un brevetto si potrà estendere tale tutela anche ad una mera "idea". Sarebbero già stati richiesti i brevetti per "idee" quali il click del mouse per svolgere un'azione, l'operatore di diseguaglianza nei linguaggi di programmazione, e altre amenità che vengono utilizzate e sviluppate praticamente in tutti i software in circolazione.

Secondo la corrente legislazione italiana e comunitaria, per essere suscettibile di brevetto, un prodotto o metodo di produzione dovrebbe soddisfare alcuni requisiti principali, tra i quali quelli di industrialità, novità, creatività e sufficienza di descrizione. È pacifico notare come “idee” banali, a volte appartenenti a concetti informatici comuni utilizzati già da decenni, non posseggano alcuni di tali requisiti.

Oltre a tutto ciò, la proposta di legge in questione non chiarisce in modo puntuale cosa si potrà o non si potrà brevettare di fronte a del software. Un atto normativo di questa portata non dovrebbe lasciar spazio ad estese lacune, che le multinazionali potrebbero sfruttare a loro vantaggio, brevettando tutto il possibile.

Quello che è brevettabile, infatti, secondo la direttiva Ue, dovrebbe diventare la "Computer implemented Invention", cioè l'invenzione che utilizza il computer. Questa, a nostro parere, è una terminologia estremamente generica che lascia margini interpretativi troppo elevati.

Al fine di affermare la propria posizione dominante, le major del settore - che, è bene ricordare, sono per la maggior parte non europee - avranno la possibilità di registrare brevetti per coprire tutti gli ambiti dello sviluppo del software, determinando la paralisi delle piccole e medie imprese europee, che sono la maggioranza.

Queste spesso non dispongono di mezzi economici sufficienti per accedere alle protezioni brevettuali, ovvero per pagare royalties su idee coperte, ovver per analizzare puntualmente il codice prodotto, verificando la NON violazione dei brevetti registrati. Si arriverebbe così ad una situazione di chiaro monopolio o oligopolio nel software, che la CE si è pur dimostrata pronta a combattere in passato, nella persona del commissario Monti (caso Microsoft).

Per dimostrare l'effettiva contraddittorietà della riforma, c'è chi utilizza un paragone con la Musica. È come se un giorno fosse possibile brevettare scale, note, accordi. Se venisse brevettata la Scala Pentatonica, improvvisamente buona parte della musica blues e parte di quella Classica violerebbe tale brevetto, con ovvie conseguenze.

Questa tendenza ucciderebbe la reale creatività umana, proteggendo soltanto chi detiene il potere economico, che con questa abile mossa potrebbe meglio controllare ogni forma di invenzione, creando anche de facto una elevata litigiosità nei tribunali. Ne è una dimostrazione quello che sta succedendo negli Stati Uniti, dove è in vigore una normativa simile a quella che si sta per approvare. Una riforma di questa portata, scritta in modo palesemente lacunoso, non porterebbe quindi chiarezza ma soltanto problemi collaterali di ordine non indifferente.

Questa direttiva, se verrà approvata, sarà quindi uno scacco al software libero e a quello commerciale creato dalle piccole/medie imprese, il tutto a vantaggio dei grossi colossi informatici statunitensi, che costringeranno gli utenti ad acquistare a prezzi sempre maggiori i loro prodotti.

Il comitato contro i brevetti abbraccia trasversalmente diversi partiti politici Italiani, come AN, Verdi, DS, Radicali.

Allego alla presente il collegamento ad una lettera di appello che e' stata spedita ad alcuni parlamentari: http://www.italy.fsfeurope.org/projects/swpat/appello-it-mep.pdf

RingraziandoLa, e rimanendo a disposizione per ulteriori informazioni, porgo distinti saluti. Firmato da chi???


Mail concisa per gli europarlamentari

Gent.mo On. $FIELD1, nei prossimi giorni si svolgerà una votazione riguardante la brevettabilità del software. Vorrei farle sapere, lontano da qualsiasi integralismo, quali problemi potrebbe causare l'approvazione di tale atto, che instaurerebbe de facto un rafforzamento della posizione dominante delle majors del software – non europee, è meglio precisarlo - creando un dannoso oligopolio. Con il diritto d'autore il software è già ampiamente tutelato. Il brevetto software estenderà tale tutela anche ad una mera idea. Un famoso sito americano ha brevettato una idea “compra con un click del mouse”. Ogni commento è superfluo. Oltre a tutto ciò, la proposta di legge in questione non chiarisce in modo puntuale l'oggetto del brevetto software. Secondo la direttiva, ciò dovrebbe essere la "Computer implemented Invention". Questa, a nostro parere, è una terminologia generica che lascia margini interpretativi troppo elevati. È come se un giorno fosse possibile brevettare nuove scale musicali.Se una scala avesse potuto essere retaggio di un solo artista, avremmo avuto Mozar, Beethoven e via dicendo?

Risposte ricevute

Mail da Antonio Di Pietro

Bruxelles, 1 luglio 2004

Gentile sig. Subiaco,

rispondo alla Sua mail del 30 giugno relativa alla Direttiva europea sulla brevettabilità dei software e desidero ringraziarLa sinceramente per aver posto alla mia attenzione le puntuali considerazioni.

Come Presidente di Italia dei Valori e membro al Parlamento europeo della Commissione Giuridica, posso assicurarLe che condivido pienamente le Sue più che giustificate preoccupazioni. La brevettabilità del software è una materia molto delicata, in quanto di così vitale importanza per lo sviluppo e la sopravvivenza delle stesse PMI, vero e proprio motore dell'economia italiana. Ritengo, quindi, sia un mio preciso dovere contrastare con ogni mezzo a mia disposizione il pericoloso tentativo portato avanti da potenti multinazionali che, nel caso dei approvazione della proposta di direttiva, diverrebbero le principali nonché esclusive beneficiarie di un simile provvedimento.

Per questo motivo, ho assicurato il mio pieno sostegno agli emendamenti compromissori di Rocard, sottoscrivendoli personalmente e, coerentemente, seguirò tale linea anche in occasione della votazione finale prevista nella plenaria del 6 luglio prossimo a Strasburgo.

Cordialmente, Antonio Di Pietro


Mail da Umberto Guidoni

Sono sempre stato impegnato in prima fila contro questa direttiva europea e naturalmente il Gruppo della Sinistra Europea (GUE) voterà contro la brevettabilità del software http://www.gue-pdci.org/eventi.asp

Cordiali Saluti

Umberto Guidoni


Mail da Sepp Kusstatscher

Gentile Sig. Subiaco,

Il Gruppo Verde al Parlamento Europeo di cui faccio parte si è impegnato fin dall'inizio nella battaglia contro questa direttiva, perché essa rappresenta un'Europa diversa da quella che desideriamo e per la quale ci battiamo: si tratta di un'Europa dove dominano i monopoli e la burocrazia. I brevetti sul software danneggiano la libertà, l'innovazione e l'economia.

Abbiamo presentato, assieme a molti altri deputati di altri gruppi politici, 21 emendamenti con i quali proponiamo una chiara distinzione tra software - protetto dal copyright - e le invenzioni tecnologiche - che dovrebbero essere brevettate. Il software, diversamente dalle invenzioni, è un processo basato sugli sviluppi precedenti che, protetto da brevetto, verrebbe completamente paralizzato.

Ad essere danneggiate e portate addirittura all'eliminazione dal mercato, sono le piccole aziende non in grado di sostenere gli alti costi legali dei processi intentati dalle grandi aziende che farebbero loro causa. Contro questa possibilità di dominio del mercato, che spinge molti lobbisti di Bruxelles ad agire per conto delle grandi aziende del software perché si arrivi ad un voto a favore alla brevettabilità, noi ci battiamo con un voto negativo.

RingraziandoLa per l'appello che mi ha voluto rivolgere, Le comunico che questo mercoledì, in occasione del voto in plenaria a Strasburgo, coglierò la possibilità di schierarmi dalla parte dei cittadini, di difendere le piccole e medie imprese e di rifiutare la legalizzazione della brevettabilità del software".

In allegato troverà una locandina che riassume i punti della posizione mia e del Gruppo Verde al Parlamento Europeo riguardo alla direttiva per i brevetti sul software. La giri ai deputati che ancora non hanno preso una posizione sull'argomento, per sensibilizzarli ed aprire uno spazio di riflessione.

Cordiali saluti

Sepp Kusstatscher


Mail da Nicola Zingaretti

Gentile lettrice, gentile lettore,

la informo che qualche istante fa il Gruppo Socialista al Parlamento Europeo ha deciso, all'unanimità, di votare per la bocciatura della direttiva CII sul software, in programma per domano 6 luglio. La invito, altresì, a seguire le ultimissime notizie relative alla votazione di domani attraverso i siti www.nicolazingaretti.it e www.delegazionepse.it.

In allegato, potrà prendere visione del comunicato stampa diramato da Nicola Zingaretti a margine della riunione del Gruppo Socialista di auest'oggi.


Cordialmente, Davide Pernice per Nicola Zingaretti.

Assistant to Nicola Zingaretti President of the Italian Delegation in the Socialist Group

Comunicato di Zingaretti

Direttiva software: Zingaretti, il PSE voterà per il ritiro.

Unanimità dei socialisti europei per il ritiro della posizione comune

Domani il gruppo socialista voterà compatto contro la direttiva CII sul software. In questi mesi abbiamo tentato con tenacia, insieme a Rocard, di trovare una soluzione accettabile. A fronte dell'impossibilità di raggiungere un accordo soddisfacente, tuttavia, non possiamo ora permettere che il parlamento europeo si pronunci a favore di un testo sbagliato.

Avremmo preferito raggiungere un compromesso di alto profilo, ma il testo così com'è adesso non tutela né le piccole e medie imprese, né la ricerca e l'innovazione, ma anzi rischia di produrre danni ingenti per l'industria informatica del continente e per la libera circolazione delle idee in Europa.

Strasburgo, 05 luglio 2005


Mail da Patriza Toia

Ritengo indispensabile scrivere questo messaggio a tutti coloro che mi hanno scritto e con cui ho interloquito in questi mesi sul tema della brevettabilità dei software per spiegare il paradosso che si sta ora verificando cioè che chi si è battuto fin dall’inizio in Parlamento finisce per essere additato come sostenitore della tesi contraria.

Nella mia vita non sono abituata a cambiare idea quando ho una convinzione ben chiara e anche questa volta non ho modificato la mia posizione.

Fin da quando ho conosciuto i movimenti dei giovani impegnati per l’Open Source (penso ad un interessante incontro a Torino e ad altri) mi sono convinta della validità di questa tesi.

Vorrei che fosse chiaro, dunque, che mi sono battuta per far circolare queste idee diffondendo documenti che mi pervenivano, lavorando contro questa ipotesi di direttiva, sottoscrivendo fin dall’inizio gli emendamenti Rocard e raccogliendo nel mio gruppo più di 30 firme a sostegno, di modo che anche una parte dell’ADLE fosse tra i sostenitori del “pacchetto Rocard”.

Ho sempre sostenuto l’Open Source e quindi volevo una direttiva PROFONDAMENTE MODIFICATA e lo sanno bene i rappresentanti delle tesi contrarie, che infatti non hanno nemmeno tentato di convincermi.

Dopo tutto questo sarebbe veramente una beffa che fossi considerata “contraria all’Open Source.

Se mi sono astenuta sulla proposta di rigetto è perché non ho voluto perdere linearità e coerenza, non ho voluto confondermi con quella gran parte del Parlamento che ha votato per il rigetto completo perché erano coloro che pur di non vederla modificata nel senso da tutti noi auspicato preferivano il nulla e preferiscono l’attuale vuoto legislativo.

Io penso peraltro che il vuoto è uno spazio nel quale i più forti se la cavano meglio e certo i più forti non sono i sostenitori dell’Open Source!

Tutti nei vari gruppi conoscono la mia posizione e sanno quanto io mi sia battuta per cambiare le cose.

Il paradosso finale è stato quello per cui i più accaniti sostenitori della proposta di posizione comune della Commissione- Consiglio sono poi diventati sostenitori del rigetto. La cosa era molto sospetta.

Anche le persone come Rocard e gli altri, che si erano battute per il cambiamento, non erano favoreli al rigetto e hanno accettato solo in ultimo il rifiuto per una forma di realismo politico, temendo di non avere la maggioranza per il cambiamento.

Anche io che astenendomi ho voluto dare il segno di linearità di comportamento, pur condividendo l’idea che a fronte del rischio di non far passare gli emendamenti era ragionevole il rigetto.

Vi ringrazio per l’attenzione e mi scuso per la frettolosità con cui vi scrivo, ma ho ritenuto di fondamentale importanza spiegare chiaramente quello che è accaduto.

Vi prego per correttezza di diffondere questa mia comunicazione e di segnalarmi eventuali siti o forum dove si parli di me fraintendendo la mia posizione perché non trovo corretto essere al centro di un grande fraintendimento e desidero avere l’opportunità di raggiungere il maggior numero di persone.

Molto cordialmente.

Patrizia Toia